Oggi, 20 maggio è la Giornata Mondiale delle api.
“Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.
Questa è la frase attribuita a Einstein e commentata dal Direttore Generale della FAO durante un convegno internazionale nel 2016. Il messaggio è chiaro: le api sono fondamentali. Le api danno un contributo inestimabile all’agricoltura, sono un fattore importante e invisibile della salute ambientale e sono lavoratrici non pagate che mantengono e riflettono sulla biodiversità. Grazie a loro coltivazioni agrarie durano a lungo e la nostra stessa sopravvivenza è protetta. Buona parte del cibo che consumiamo è, direttamente o indirettamente, dipendente dall’opera di impollinazione delle api, e già questo ne fa capire la loro importanza.
Le api apportano importanti benefici e servizi ecologici per la società. Grazie all’impollinazione le api ricoprono una funzione strategica per la conservazione della flora, contribuendo al miglioramento ed al mantenimento della biodiversità. Una riduzione del loro numero o addirittura la scomparsa può rappresentare una minaccia per gli ecosistemi naturali in cui esse vivono, e di conseguenza il nostro.
Perché le api sono in pericolo?
La Food and Agriculture Organization – FAO ha informato la comunità internazionale dell’allarmante riduzione a livello mondiale di insetti impollinatori, tra cui Apis mellifera, le api da miele. Circa l’84% delle specie di piante e l’80% della produzione alimentare in Europa dipendono dall’impollinazione ad opera delle api ed altri insetti pronubi. Possiamo dedurre che il valore economico del servizio di impollinazione offerto dalle api sia fino a dieci volte maggiore rispetto al valore del miele prodotto (Aizen et al., 2009; FAO, 2014).
Negli ultimi anni nel nostro territorio nazionale si sono registrate perdite di api tra cento e mille volte maggiori di quanto osservato normalmente (EFSA, 2008). La moria delle api costituisce un problema sempre più grave in molte regioni a causa di una combinazione di fattori (Le Féon et al., 2010; Maini et al., 2010):
- La maggiore vulnerabilità nei confronti di patogeni (protozoi, virus, batteri e funghi) e parassiti (quali Varroa destructor, Aethinia tumida, Vespa vetulina e altri artropodi, incluse altre specie alloctone).
- I cambiamenti climatici.
- La variazione della destinazione d’uso dei terreni in periodi di penuria di fonti alimentari e di aree di bottinamento per le api.
- Una progressiva diminuzione delle piante mellifere.
- L’uso massiccio di prodotti fitosanitari e di tecniche agricole poco sostenibili.
L’ISPRA partecipa attivamente a progetti di ricerca con l’obiettivo di stabilire quali sono i fattori che determinano la mortalità delle colonie di api, anche a seguito delle diverse pratiche fitoiatriche implementate nelle aree naturali e a vocazione agricola (ISPRA, 2011; Bellucci et al., 2016).
Il progetto BeeNet2, promosso e finanziato dal MiPAAF e realizzato con la collaborazione del Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria – CREA, degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali – IIZZSS, varie Università ed Enti di ricerca, ha consentito di attivare una rete di monitoraggio nazionale per valutare lo stato di salute e l’eventuale moria delle api e lo spopolamento degli alveari, sul territorio nazionale.
Fonte: https://www.regionieambiente.it/api-indicatori/